Un buon 2013 da Cantina La Costa… :-)

Buon 2013 da Cantina la Costa

Un augurio da tutto lo Staff di Cantina La Costa a tutti i nostri clienti e a tutte le nuove persone che conosceremo in questo 2013…

Il nostro pensiero per voi passa per le frasi di una delle persone più brillanti del secolo scorso, Albert Einstein, un augurio perché questo nuovo anno sia ancora più leggero e spumeggiante dello scorso 2012, con tantissime novità e cose bellissime ad aspettarvi…

Ve lo abbiniamo al nostro Prosecco Brut La Costa D.O.C. da uve Glera coltivate biologicamente. Buona lettura…

Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo.

La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso.
La creatività nasce dall’ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura. E‘ nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi, violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. E‘ nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento; adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Invece di questo, lavoriamo duro! L’unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla.

Albert Einstein (1879-1955)

Buon anno ancora a tutti…

:-)

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

Racconti nel calice: Conoscete la storia dello Spritz??

Spritz veneziani

Alzi la mano chi non conosce lo Spritz

Ormai è universalmente conosciuto come l’aperitivo d’eccellenza… Bellissimo in tutte le sue varianti di colore rosso, elegante quando servito nei calici o più godereccio quando servito nei grossi Tumbler e soprattutto rinfrescante in queste giornate di primavera in cui è finalmente tornato il sole.

Ma conoscete la storia dello Spritz?? Com’è nato, dove nascono le sue origini, la sua ricetta originale… Vi invitiamo a scoprirlo assieme a noi di Cantina La Costa ed in compagnia del nostro Prosecco Brut Bio , ingrediente fondamentale per uno Spritz degno del suo nome, in questo nuovo appuntamento con i Racconti nel calice

Conoscete la storia dello Spritz??

di Rodolfo Moro

C’è chi lo chiama con il suo nome ufficiale Spritz, chi lo abbrevia in Spriz, chi lo soprannomina Spriss, e chi lo battezza amorevolmente Sprissetto, accompagnato solitamente dalla frase rivolta ad un amico: “Otonare?? ‘ndemo bevar un sprissetto! Che tanto le parole casa da to mujer te le ciapi lo steso…” (frase sentita miriadi di volte nelle calli veneziane fra gli operai al termine del turno di lavoro…).

C’è chi lo pensa quindi come un momento di stacco dopo la giornata lavorativa, chi lo considera un vero rituale (…e chi ha una carriera di studente universitario ben sa cosa intendo dire), chi lo conosce come un bel momento di aggregazione con amici e chi lo considera irrinunciabile nel fine settimana nella propria piazza del triveneto…

Parliamo dunque di una parte integrante della Cultura Veneta, ma conoscete la vera storia dello Spritz?? Per conoscere le sue probabili origini bisogna fare un salto indietro nel tempo fino all’800, sotto la dominazione Austriaca del territorio veneto. I soldati, ma anche i vari commercianti, diplomatici e lavoratori dell’impero Asburgico di istanza in Veneto, presero presto l’abitudine di frequentare le piccole osterie disseminate nei paesi del triveneto. Per loro si presentò tuttavia un problema: per chi era abituato ai vini a bassa gradazione e struttura provenienti dall’Austria, doversi confrontare con la grande varietà e complessità dei vini veneti risultava difficoltoso. Da qui la richiesta agli osti locali di spruzzare un po’ d’acqua all’interno dei vini (spritzen, in tedesco…) per alleggerirli nel grado alcolico e renderli più leggeri. Lo Spritz originale infatti era rigorosamente  composto da vino bianco frizzante, o da vino rosso, diluiti con acqua fresca. Tra l’altro, nelle chiacchiere dei nostri nonni, sicuramente si può ricordare come al bancone di un bar chiedevano uno Spritz quando volevano vino ed acqua, od uno Spritz macchiato se volevano una piccola correzione di Bitter.

Sifone per l’Acqua di Seltz – anni ’20

Una prima evoluzione dello Spritz arrivò nei primi anni del 1900, quando iniziarono a diffondersi i sifoni per l’Acqua di Seltz. Il seltz, per definizione, è un’acqua molto gassata che si accompagna molto bene nella preparazione di cocktail. A differenza dell’acqua minerale gassata, nella quale le bollicine vengono aggiunte all’imbottigliamento, l’acqua di Seltz viene addizionata tramite una piccola bomboletta di gas collegata alla bottiglia. Grazie all’acqua di Seltz, che arrivava dalla città di Selters, una località tedesca da cui proviene un’acqua minerale ricca di anidride carbonica, era possibile rendere frizzante anche uno Spritz composto da vini fermi e tranquilli. Questa evoluzione aprì lo Spritz a nuove tipologie di clientela, come ad esempio le nobildonne austriache, che ora potevano permettersi una bevanda leggera come grado alcolico, ma con un tocco di glamour per la tipologia di preparazione. E forse fu questo l’inizio di un’evoluzione creativa che ha portato lo Spritz alle ricette di oggi: dettate dalla grande varietà di versioni esistenti, tutte simili ma mai nessuna uguale, e legata strettamente al territorio ed ai suoi ingredienti e legami con il passato…

Spritz “Liscio” – alla maniera Triestina o AltoAtesina

Se ben notiamo infatti ogni regione territoriale ha il proprio Spritz: a Trieste e Udine lo si serve ancora “liscio”, in Veneto è rigorosamente a base di Prosecco mixato a Bitter Campari o Aperol, a Venezia lo si trova assieme al Select, a Padova talvolta con il Cynar, in Trentino si serve assieme al Ferrari ed in Alto Adige si serve secondo la tradizione austriaca “liscio”, ma quando è corretto con Bitter o altro lo si chiama Veneziano. Vi sono poi versioni ancor più fantasiose che mixano il vino assieme alle bibite, per creare una bevanda fresca e con una base leggermente dolce, in primis aranciata e gazosa, anche se non da tutti sono riconosciute come Spritz originali (il Rosso Aranciata nel Goriziano o il Rabaltà nel Vicentino…).

Lo Spritz attuale nel Triveneto

Qual è dunque la ricetta per lo Spritz giusto?? Un’ottima domanda che in realtà non ha una vera e propria risposta… Questo perchè se è vero che alla base di uno Spritz fatto con amore e sentimento vi siano un 40% circa di vino bianco o Prosecco ed un 30% circa di acqua gassata o Seltz, il restante 30% circa di ingredienti rimane talvolta una ricetta segreta che ogni barista custodisce gelosamente e tramanda di generazione in generazione, con l’unica costante che sia di colorazione rossa. Chi ha una buona cultura di Spritz nei vari locali del Triveneto sa benissimo infatti che non berrà mai uno Spritz uguale in due locali diversi, come saprà sempre dove lo Spritz è più buono perchè rispondente ai propri gusti personali.

Una piccola curiosità finale

Se, come vi abbiamo raccontato, l’origine della parola Spritz è di origine Austriaca, l’abitudine di mescolare al vino un po’ d’acqua per renderla una bevanda leggera ed estiva è un’usanza tipicamente nostra già da molto prima dell’arrivo degli austriaci in Veneto. Chi fa risalire quest’usanza al medioevo, chi all’epoca romana, chi addirittura la fa iniziare con la nascita del vino nelle popolazioni paleovenete.

Una storia molto interessante da raccontare riguarda l’Arsenale di Venezia….

Di come la Serenissima avesse particolare cura dei suoi operai navali, gli arsenalotti, è cosa ben nota: a loro era riservato un trattamento economico di favore, garanzie di sostentamento in caso di malattia, erano nominati guardiani nelle sedute del Maggior Consiglio all’interno della Loggetta progettata per loro da Sansovino ed erano i vogatori del Bucintoro nelle manifestazioni ufficiali del Doge. A loro inoltre era riservato un trattamento speciale quotidiano che oggi possiamo definire “merenda”… A metà pomeriggio infatti, per tutte le maestranze e gli operai dell’Arsenale, vi era una piccola pausa in cui venivano serviti pane e vino rosso per ritemprare gli operai dalle fatiche del lavoro, mentre con la calura dei mesi estivi il tutto era sostituito da gallette ed una bevanda a base di vino allungata con un po’ d’acqua fresca di pozzo… Una sorta di Spritz, servito però 500 anni prima dell’avvento degli austriaci nel nostro territorio!

I veneti… Come si fa a non volergli bene!

Rodolfo Moro

Un saluto ed arrivederci al prossimo racconto…

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

Racconti nel calice: Mangiare Veneto

MANGIAR VENETO, di Amedeo Sandri, Maurizio Falloppi

Primo giorno di primavera…

E visto l’arrivo della bella stagione, delle prime uscite con il sole e delle prime letture in giardino, vi vorremmo consigliare un libro che abbiamo trovato veramente interessante.

Ma partiamo con la presentazione di uno dei due autori: Maurizio Falloppi, Consulente eno-gastronomico e Sommelier. Ieri, nel primo pomeriggio, abbiamo avuto la fortuna di averlo come ospite per una visita alle nostre cantine. Dopo due chiacchiere sui nostri vini biologici e sui libri dedicati ai veneti nel mondo, il sig. Maurizio ha voluto donarci una copia del suo libro.

MANGIARE VENETO, sette provincie in cucina

E’ un libro che ci è piaciuto un sacco in prima lettura, e ci sentiamo di consigliarvelo per svariati motivi. Innanzitutto perchè è il frutto di più di tre anni di lavoro di due autori estremamente qualificati e noti. Ma soprattutto perchè è il giusto mix fra la tradizione culinaria veneta, con le sue ricette più famose, i racconti sulle materie prime, ossia gli ingredienti ed i vini che ci rendono famosi nel mondo, e qualche curiosità che è sempre bello leggere magari durante la preparazione delle ricette.

Questo libro, ed il racconto estratto che ora pubblichiamo, vorremmo abbinarlo ad un vino speciale: il Prosecco Brut La Costa, da uve da Agricoltura Certificata Biologica. Fresco, brioso ed alcolico, come narrato nel racconto, ben vi accompagnerà alla scoperta dei tesori del Veneto, come le Moéche e Masenéte veneziane, l’Anguilla del delta del Po a Rovigo, la Gallina Padovana, i Torresani di Breganze a Vicenza, il Radicchio Trevigiano, gli Speck e Formaggi cadorini su a Belluno …e molto altro ancora.

Il Veneto, terra di tradizioni enogastronomiche

di M. Falloppi

Parlare di vino in Veneto è parlare di gioia, di convivialità quotidiana, di storie contadine che si perdono nei tempi antichi, di conclusioni di affari tra la gente contadina suggellate in un’osteria fra una stretta di mano ed un bicchiere di vino, di questa terra veneta di gente laboriosa che dalle valli alle pianure ha sempre lavorato la terra producendo prodotti enogastronomici famosi oggi in tutto il mondo. Vedi il radicchio di Treviso, l’Asparago di Bassano, il Formaggio di Asiago, la Grappa, l’Olio extravergine di Oliva del Lago di Garda ma soprattutto, producendo Grandi Vini.

Dalle colline arrivando alle pianure, nella provincia di Verona si producono i maggiori quantitativi di vino della regione, cominciando con il Vino Bardolino che si produce vicino allo splendido Lago di Garda, il microclima ideale per la vite. Inoltre si produce il Valpollicella, il Recioto Rosso della Valpollicella, l’Amarone, il Soave, il Recioto di Soave ed il bianco di Custoza.

Entrando poi in provincia di Vicenza, terra del famoso architetto Andrea Palladio, troviamo altrettante significative D.O.C. quali i Colli Berici con il Cabernet, il Merlot ed il Pinot bianco, i vini di Gambellara ed il Recioto di Gambellara, nei monti Lessini lo spumeggiante Brut di Durello, gran vino da aperitivo, e il Durello tranquillo da abbinare al piatto di Baccalà alla Vicentina, per poi arrivare alle colline di Breganze con i suoi Cabernet, il Merlot, il Vespaiolo D.O.C. ed il famoso Torcolato di Breganze, vino dolce da meditazione.

Entriamo poi in provincia di Padova, sui colli Euganei troviamo il famoso Moscato D.O.C., il Cabernet abbinato al “pollo ai ferri”, piatto tipico delle osterie padovane e alla succulenta “Gallina imbriaga”.

Passiamo quindi alla provincia di Treviso, dove nascono i vini della Marca Gioiosa, quali il Raboso del Piave, il Prosecco di Valdobbiadene e dei Colli di Conegliano, vino da aperitivo o da tutto pasto, che viene proposto in tutto il territorio trevigiano nei ristoranti e negli agriturismi della zona, ma ormai noto in tutto il mondo come vino facile da abbinare perchè fresco, brioso ed alcolico, adatto ai tempi moderni.

Infine la provincia di Venezia, dove in una campagna rigogliosa, la coltura dell’uva è favorita dal clima lagunare e marino, terreni molto sassosi, fanno si che troviamo l’interessante Tocai bianco di Lison Prà Maggiore, vino che si accosta meravigliosamente con la cucina veneziana, ricca di piatti a base di pesce, troviamo poi il Raboso, il Merlot ed il Cabernet.

I vini veneti stanno riscuotendo negli ultimi anni, come del resto in tutto il mondo, notevole interesse, ed ottenendo molto successo all’estero per la loro versatilità, vini freschi e giovani da abbinare in qualsiasi momento della giornata sia come aperitivi sia come vino da tutto pasto.

Un esempio, il Soave Classico, il Prosecco, il Durello Brut, vini che esprimono le caratteristiche del territorio veneto, la gioia, la freschezza, il carattere del popolo veneto, la schiettezza e la gioia di vivere, la franchezza e il carattere forte, come l’Amarone.

Brindiamo dunque per tutti i popoli del mondo all’amicizia e alla fraternità comune, alla valorizzazione delle nostre tradizioni enogastronomiche per il bene comune di tutti noi e delle generazioni future.

Cin Cin e buon vino a tutti,

Maurizio Falloppi

tratto da:
MANGIARE VENETO – sette provincie in cucina
di Amedeo Sandri, Maurizio Falloppi
edizioni Massimo Vicentini, 2009

♣♣♣

Un ringraziamento all’autore, per averci concesso di pubblicare una piccola parte del suo libro, e naturalmente speriamo possiate gustare al meglio questo libro accanto al nostro ottimo Prosecco Bio.

Un saluto ed arrivederci al prossimo racconto…

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

Racconti nel calice: La storia del malvasia

Malvasia in Cantina La Costa

Le feste di Natale sono in arrivo…

E mentre vi crogiolate nella scelta di tutti i regali e pensierini vari vorremmo invitarvi a leggere, per rilassarvi un po’, una storia di mercanti veneziani e vini pregiati, di galee che solcavano il Mediterraneo e nobili traditori con condanne inconsuete.

E assieme a queste storie vorremmo abbinarvi naturalmente il Malvasia (2010) che trovate in Cantina La Costa, qui in Villa Enrico a Fara Vicentino. Protagonista di questi racconti, ben si abbina con le sue note maliziose e sapide, rendendosi primo attore non solo nel calice ma anche nella lettura.

LA STORIA DEL MALVASIA

di R. Moro

Molti anni fa, in un piccolo porto greco del Peloponneso, chiamato Mononvasos, approdò una piccola galea commerciale veneziana… Ai marinai venne offerto un vino nuovo, che non avevano mai assaggiato: “provatelo…” — fece un abitante della cittadina —  “…ha proprietà medicamentose ed è dolce e aromatico”. Di che vino stiamo parlando?

Mononvasos, Mononvasias, Monemvasia, Monvasias

…ma del Malvasia naturalmente! I mercanti si innamorarono di questo nuovo vino, così particolare e profumato, dando inizio ad una tradizione lunga secoli che si può ancora incontrare nella Venezia di oggi, perdendosi fra le calli e le corti sconte: Calle del fabbro o della Malvasia, a San Barnaba; Sottoportico del Frutarol o della Malvasia, a San Felice; Calle de la Malvasia Vecchia… Sembra quasi una favola.

Ma come mai la malvasia fu tanto importante nei commerci veneziani?? In fondo per due motivi…

Il primo per il fatto che era molto apprezzata e ricercata nelle tavole e nei banchetti dei nobili della Serenissima, tanto da divenire di conseguenza uno dei vini più pregiati del tempo non solo in città, ma in tutta l’Europa medievale. Una moda ed un sinonimo di eccellenza così assoluta che porta con se numerosi aneddoti, il più famoso legato al Riccardo III di William Shakespeare: Giorgio Plantageneto,  I duca di Clarence, chiese per l’accusa di tradimento a lui rivolta, di poter morire annegato dentro il più nobile dei vini: in una botte di malvasia. Oppure al fatto che, durante le votazioni al Soglio Dogale, veniva servita ai senatori partecipanti al voto una merenda a base di biscotti dolci e Malvasia.

Il secondo per un fatto puramente commerciale e strategico. Che i veneziani del tempo fossero lungimiranti nelle rotte commerciali è cosa ben saputa, ma in questo caso la combinarono in maniera veramente molto astuta. L’Europa cristiana del ‘200 aveva bisogno di collegamenti veloci con la Terrasanta perché era in fermento la quarta crociata, e chi aveva navi a sufficienza per trasportare tutti i soldati su rotte sicure nel Mediterraneo e garantire il loro arrivo? Venezia naturalmente…

La Serenissima accolse con piacere di trasportare tutti i soldati pellegrini e lo fece sicuramente anche con un secondo scopo: questo le permetteva la via libera e quasi esclusiva per tutti i porti da casa a Costantinopoli e Medio Oriente, la libertà dai dazi doganali e la precedenza sulle trattative. Quanto bastava per importare, tra le varie merci preziose, il famoso Malvasia avendone l’esclusiva! Mica male i nostri nonni…

La richiesta di questo vino divenne così importante e rilevante da “obbligare” Venezia a creare un grande progetto di viticoltura nell’isola di Creta (Candia) dedicata a questo vitigno particolare. Da cui nacque appunto la rinomata Malvasia di Candia, di cui si trovano moltissime tracce negli archivi storici e commerciali e che permise ulteriori sviluppi commerciali in tutta Europa. La Malvasia lì prodotta durò fino alla seconda metà del 1600 quando Venezia perse l’isola di Creta sotto gli attacchi ottomani e dando il via pian piano alle diversificazioni delle malvasie che troviamo tuttora sulle nostre tavole, dovute ai nuovi territori di coltivazione: istriana, leccese, di Casorzo…

Molti di questi vigneti hanno acquisito caratteristiche proprie distintive, facendo evolvere i vini, ma una piccola curiosità che ancora affascinante ritrovare. Attualmente in Italia sono coltivate 16 qualità di malvasia, ma in molti casi le tipologie diverse di vigneto portano con se i ceppi originari  delle le malvasie di un tempo.

♣♣♣

Speriamo che leggere questo racconto, con accanto un buon bicchiere di malvasia, vi abbia fatto dare ogni tanto un occhiata veloce al vostro calice: per poter apprezzare ancor di più il prezioso vino contenuto e che ora, sperando di avervi incuriosito, magari conoscerete di più. Per tutto il resto vi aspettiamo come sempre qui in Cantina La Costa per una degustazione assieme e per acquistare i nostri magnifici vini.

Un saluto ed arrivederci al prossimo racconto…

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

Racconti nel Calice: Un Leone in Gabbia

La copertina del libro

Continuiamo la nostra rassegna di Autori abbinati ad un calice di vino…

Oggi però non pubblichiamo un racconto, ma vi invitiamo direttamente a conoscerne gli autori, in particolare Alberto Palentini.

Ospite del Centro Diurno “Casa Enrico”, Alberto porta con se una storia emozionante: colpito da una rara malattia genetica per anni si è trovato nell’impossibilità di poter comunicare le proprie emozioni e relazionarsi con le altre persone.

Finchè, con l’aiuto di specialisti e grazie all’ausilio della Comunicazione Facilitata ®, Alberto è riuscito ad esprimere tutto il suo mondo interiore, la sua forza e le sue fragilità, liberando il Leone in Gabbia che c’era dentro di lui.

Amare la vita è amore. Il vivere la mia vita mi ha insegnato cos’è l’amore e l’amore per la vita mi ha insegnato ad amarla. Certo, non ho fatto tutto da solo, non ne sarei stato capace. Tuttavia tramite la comunicazione ho contattato la vita: l’ho chiamata e lei mi ha risposto. Ho iniziato a frequentare la scuola e i coetanei come tutti i giovani della mia età, ho iniziato a vivere finalmente, ad amare, anzi ad imparare a farlo”.

tratto da “Un Leone in Gabbia”, di Alberto Palentini.

Ora Alberto, a dimostrazione dei suoi enormi progressi, frequenta con successo il corso di Laurea in Lettere Moderne all’Università di Padova.

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Vi lasciamo l’invito per partecipare alla presentazione del libro giovedi sera…

Scarica l’invito per ”Un Leone in Gabbia” di Alberto Palentini

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Dettagli per la serata:

Presentazione “Un Leone in Gabbia”, di Alberto Palentini, Pietro Lombardo

TEATRO COMUNALE DI VICENZA – Ridotto

Viale G. Mazzini, 39 – Vicenza

Giovedi 10 novembre 2011

Orario: 20:30

Ingresso Libero

Vi aspettiamo numerosi, con tutti i vostri amici e persone care…

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

Racconti nel Calice: Buio Sensato

E’ possibile abbinare un racconto ad un vino??

Qui in Cantina La Costa pensiamo di si e per questo inauguriamo una nuova rassegna per tutti gli autori che volessero veder pubblicato il proprio racconto. Selezioneremo i migliori e li abbineremo ad un nostro vino. Speriamo così di farvi conoscere  e condividere il piacere della lettura con accanto un calice di ottimo vino.

L’autore che esordirà oggi è Giovanni T., un ospite speciale di Casa Enrico e del Filo di Seta – Onlus, il suo racconto si intitola Buio Sensato. Qui in cantina lo abbiamo abbinato al nostro D.O.C. Breganze Rosso Masot (2007): un vino caldo, fruttato e suadente che ben vi accompagnerà nella narrazione del nostro giovane protagonista.

Vi auguriamo una buona lettura con Racconti nel Calice.

BUIO SENSATO

di Giovanni T.

Conosco il buio, quel farabutto. Ogni giorno mi conta le vertebre della schiena, ogni ora mi sta addosso come un vestito. Aspirante, inghiottente spazio nero dove navigo solo, perchè nel buio ognuno è un atomo silenzioso. Ogni notte il mio unico riferimento era un puntino luminoso ai bordi dell’orizzonte.

Quel minuscolo cerchio mi infastidiva con le sue pulsazioni, ma allo stesso tempo mi ricordava una familiare sensazione di calore. Forse era lì per me… una luce in mezzo a tanto buio cosa poteva cambiare nella mia insipida vita? Ma a me non importa, se una luce mi da speranza io la seguo, forse la c’è la mia vera vita.

Salto in macchina, è freddo, anche stasera il riscaldamento mi ha dato buca. Si parte, ho una luce solo mia da inseguire. Forza, prepariamoci all’avventura. La macchina scorre sull’asfalto, liscia come la pelle di una donna, respiro il profumo del confine che sfonderò quando la luce sarà tutta mia, e poi sarò sole nascente per mostrarmi al mondo.

Corri, corri amica luce, sento già il tuo palpitare, sembro un bambino di fronte alla scoperta del pallone.

Allo stop la macchina mi pianta in asso e si intrappola nuovamente la mia vita, di nuovo nel buio, di nuovo le ali tagliate. Cara luce, stanotte nell’oscurità ti guardavo, rimani lì distante come l’universo, irraggiungibile. Forse il mio destino è di non prenderti mai. Se ti prendo la tua bellezza svanirà. Le mete sono sincere nell’attimo dell’inseguimento come quando il cuore palpita, come me in questa ferrosa macchina.

♦♦♦

Complimenti da parte nostra a Giovanni…

🙂

Coraggio, ora aspettiamo i vostri racconti e pensieri per poterli pubblicare sulla nostra bacheca.

Un saluto a tutti dallo Staff di Cantina La Costa,

Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

Vi raccontiamo una storia: lo Syrah (o Shiraz)

Il grappolo di Syrah

Vi raccontiamo una storia…

Una storia legata ad un vigneto nobile di origine mediorientale che ben si è adattato alle regioni mediterranee: lo Syrah.

E vorremmo legarlo al nostro bordolese I.G.T. Rosso del Veneto Sarco (2007): il blend di Cantina La Costa. La morbidezza del Merlot, il fresco tannino del Cabernet Sauvignon e la nota di frutti rossi dello Syrah vi accompagneranno in questa lettura.

Lo Syrah

La regione di Fars, dove i monti Zagros arrivano quasi al Golfo Persico, era nota con il romantico nome di Porte della Persia. L’antico centro commerciale di Persepoli non esisteva più, ma Shiraz aveva preso il suo posto; oggi il suo nome è anche quello di una delle uve più nobili. Shiraz (o Syrah N.d.R), a 1500 metri di altitudine, ma a soli 150 chilometri dal mare, aveva la giusta combinazione di fattori per diventare una località vinicola di successo: condizioni abbastanza favorevoli alla vite ed un buon sbocco sul mercato.

Già nell’800 d.C. il poeta bacchico Abu Nuwas scriveva: “Per i Persiani, il Paradiso si chiama Khoullar”, alludendo ad un villaggio nei monti vicino a Shiraz. La regione forniva a Bagdad, dove regnavano i Califfi. Poi le sue esportazioni diminuirono e se ne sa poco fino al XVII° secolo quando cominciarono ad arrivare i mercanti europei che facevano ottimi affari esportando vino di Shiraz in India. La cosa più notevole è che nel 1677, il vino era trasportato in bottiglie, ricoperte di paglia e imballate in casse per affrontare la traballante discesa  dorso di mulo verso la costa del Golfo. Questo è uno dei primissimi esempi dell’uso regolare di bottiglie per il trasporto del vino.

Gli affari andavano ancora molto bene ne XIX° secolo quando C. J. Wills, medico inglese della compagnia dei telegrafi, riferive che un suo amico e vicino di casa di Shiraz, il mullah Hadji Ali Akbar, gli propose di fare il vino insieme nella sua casa.

“Io non posso fare il vino in casa mia”, disse il mullah, “perché sono un prete maomettano. Ma se lo chiedo agli ebrei sarà ancora peggio, perché sarà pessimo, e io sono un conoscitore. Se invece lo faccio a casa tua, sahib, il vino sarà ottimo e io prenderò due piccioni con una fava. Tutti e due berremo del buon vino e non ci sarà nessuno scandalo”.

Tratto da:
“Il Vino. Storia, tradizioni, cultura” (1991)
Di Hugh Johnson,
Franco Muzzio Editore
 

Vi aspettiamo in Villa Enrico per degustare i nostri vini assieme e per presentarveli in tutta la loro piacevolezza.

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

CANTINA LA COSTA

...ti aspettiamo per una visita a Villa Enrico!

Punto Vendita e Degustazione:
Via Bordalucchi, 3 - Fara Vicentino (VI)
Tel. 0445-397080 (c/o Casa Enrico)
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CERTIFICAZIONE BIOLOGICA

Ente Certificatore: BIOS_S.r.l. - MAROSTICA (Vicenza)