Una ricetta: Gnocchi ai 4 formaggi Vicentini accompagnati dal Masot

Gnocchi ai quattro formaggi vicentini

…tutte le specie di grani che vi si raccolgono non bastano a mantenere la popolazione.Io non mancherò quindi di suggerire a’ miei connazionali la introduzione della pianta che chiamasi patata, che i francesi chiamano Pomme de terre e i tedeschi Herdaflel…

di Abate Agostino Dal Pozzo Rotzo (VI)
Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini, 1820

Questo documento porta con se la traccia dei primi inserimenti delle coltivazioni delle patate nell’Altipiano di Asiago, dovute alle carestie, che si verificarono agli inizi dell’800. In queste zone di montagna i nostri “nonni” trovarono le condizioni ideali per la coltivazione: terreni sciolti e permeabili e clima estivo fresco e asciutto. Iniziò dunque una specializzazione che dura ormai da due secoli e che porta con se una lunga tradizione enogastronomica fatta di piatti semplici, talvolta poveri, ma ricchissimi di gusto e golosissimi.

Oggi proponiamo una ricetta classica della cucina Italiana, ma preparata tutta con ingredienti a Km. Zero di origine Vicentina…

Per tutti voi un piatto buonissimo, ideale con le temperature fresche di questi giorni, meglio se con un buon vino accanto e con una buona compagnia…

 Gnocchi ai 4 formaggi (Vicentini) accompagnati dal Masot

Ingredienti per gli gnocchi:

  • 300 g. di farina bianca;
  • 1 kg. di patate di montagna (Rotzo, Posina o Altipiano di Asiago)
  • un uovo;
  • sale q.b.

Ingredienti per la Salsa ai quattro formaggi Vicentini:

  • 200 ml. latte intero;
  • 50 ml. panna fresca;
  • 80 g. formaggio Grana Padano;
  • 80 g. formaggio Stravecchio di malga;
  • 80 g. formaggio Asiago;
  • 80 g. formaggio Morlacco;
  • sale q.b.
  • pepe bianco q.b.

…in alternativa si possono sostituire uno o più formaggi con il Pennarone, il Gran Pennar (a pasta dura), la Crescenza (a pasta molle), il Bastardo del Grappa, la caciotta, il provolone… Tutti formaggi prodotti, stagionati e certificati nella provincia di Vicenza.

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Preparazione degli gnocchi:

Preparate le patate: lavatene bene la buccia, per togliere ogni residuo di terra, ponetele in una pentola d’acqua salata, mi raccomando senza sbucciarle, e fate bollire. Fatele lessare per bene. Quando saranno pronte, toglietele dall’acqua e, ancora calde, sbucciatele, schiacciatele e mettetele su un piano di lavoro ben infarinato. La cottura si controlla infilando uno stuzzicadente da spiedini nelle patate, quando la polpa sarà bella morbida si possono togliere.

Aggiungete un pizzico di sale, la farina e impastate il tutto fino ad ottenere un composto compatto ma allo stesso tempo soffice. A questo punto aggiungete un uovo e continuate ad impastare fino ad ottenere un impasto senza grumi e compatto.

Dividete l’impasto in più parti, formando i tipici filoncini lunghi. Tagliateli a tranci di 2-3 cm e con una forchetta date la forma ad ogni singolo gnocco: schiacciateli leggermente sui rebbi con il pollice per formare gli incavi e le forme tradizionali.

Lasciateli riposare 15 minuti e, nel mentre, mettete a bollire una pentola grande di acqua salata e a parte preparate la Salsa ai 4 formaggi Vicentini.

Preparazione della Salsa ai 4 formaggi Vicentini:

Ponete in un pentolino a fuoco dolce, avendo cura se possibile di mettere un retino spargi-fiamma, il latte e la panna. Scegliete i quattro formaggi vicentini che più vi ispirano e tagliateli a pezzettini. Partendo dal formaggio con la pasta più dura uniteli alla casseruola avendo cura di scioglierli lentamente. Una volta sciolti tutti e quattro i formaggi sistemate di sale e di pepe bianco.

Nel mentre la pentola d’acqua salata per cucinare gli gnocchi sarà giunta ad ebollizione. Tuffate gli gnocchi attendendo pochi minuti che tornino a galla. Scolateli con la schiumaiola, conditeli con la salsa e serviteli immediatamente ancora belli caldi.

Non servirebbe, ma gli affezionati possono dare un’ulteriore spolverata di Grana Padano grattuggiato per rendere tutto ancor più goloso e succulento.

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Il Masot (2007) di Cantina La Costa ben si adatta a questa preparazione. Le patate, ricche di amidi e di zuccheri unite ad una salsa a base di formaggi anch’essa delicata e molto cremosa, richiedono un vino che sia morbidamente tanninico e che presenti una struttura elegante e signorile. Il nostro merlot Rosso Breganze D.O.C. ben accompagnerà gli gnocchi, regalandovi inoltre la soddisfazione di una tavola preparata tutta con prodotti e profumi della nostra terra.

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

21 novembre, Madonna della Salute: pellegrini, dolcetti e castradine…

Il ponte votivo agli inizi del '900 - Fonte: collezione Franco Donadoni

21 novembre… Oggi per Venezia e per il Veneto è una data importante. Si festeggia un pellegrinaggio che dura da ormai più di 300 anni, 324 per la precisione.

La storia è legata ad una terribile epidemia di peste che toccò molti paesi europei, Italia compresa, e che venne meravigliosamente descritta da Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi“.

La storia

Il medico della Peste

La peste, che colpì Venezia dalla fine del 1629 fino ai primi mesi del 1631 fu spaventosa. Decimò senza pietà la popolazione, mentre i medici della peste giravano per la città lagunare tentando di arginare il contagio senza riuscirci.

Finchè il Doge, il Patriarca e la popolazione, vedendo la loro Venezia in un momento di tale sconforto provarono ad affidarsi nelle mani della Madonna. Si organizzò una processione che vide partecipare la pressoché totalità dei sopravvissuti, all’incirca 10.000 anime. Girano incessantemente attorno a Piazza San Marco per tre giorni e tre notti con fiaccole e statue votive e terminata la cerimonia si decise infine il voto per la costruzione di un Tempio dedicato alla Vergine se avesse intercesso per far terminare l’epidemia… Miracolosamente gli ammalati iniziarono pian piano a diminuire finchè il morbo nel giro di alcune settimane cessò definitivamente.

Il pellegrinaggio

La Basilica di Santa Maria delle Salute

Fedele al proprio voto il Doge deliberò, nel 1631, la costruzione della Basilica dedicata alla Santa Maria della Salute. Il progetto fu affidato, dopo un concorso di idee, all’architetto Baldassare Longhena, che aveva progettato una tempio «in forma di corona per esser dedicata a essa Vergine», e venne aperta il 21 novembre del 1627, quando il patriarca Alvise Sagredo la benedisse.

Da allora è tradizione per i veneziani il pellegrinaggio alla Basilica in questo giorno, attraverso un ponte di barche che attraversa il Canal Grande da Santa Maria Zoenigo, nei pressi di Piazza San Marco fino appunto ai piedi della chiesa. Un pellegrinaggio che dura ormai da più di tre secoli ed è ancora profondamente radicato nella cultura e nel folclore della città.

I dolcetti

Una bancarella di dolcetti presente ieri alla festa... Erano buonissimi!

Assieme al lato religioso di questa festa si può naturalmente trovare, come in ogni buona festa veneziana, un lato per così dire profano

La festa della Madonna della Salute è anche l’occasione per incontrarsi a Venezia, per fare sentire ancora una volta l’identità e l’affiatamento della propria città — proprio come tre secoli prima quando tutti si unirono per invocare la Vergine — e per portare i bambini a conoscere pian piano un posto unico al mondo.

Nelle Calli dietro la Basilica, proprio dedicate ai più piccoli, ogni anno sono presenti decine di bancarelle con dolciumi, giocattoli, spiedini di frutta candita, palloncini e molto altro ancora. Ma non è raro trovare anche i più grandi (me compreso!) che si fanno tentare da tutta questa moltitudine di colori e profumi, sorrisi dei bambini e risate degli adulti, gusti dolcissimi e vin brulè per riscaldarsi un attimo dalla passeggiata appena fatta per le calli veneziane. Pochi giorni fa, in un’intervista, una signora ormai novantenne dichiarava che in tutti i suoi anni non se ne era persa una di “Salutee un po’ ci si crede perchè si riescono ancora a trovare in questa festa quelle tradizioni della città che il turismo di massa non ha ancora cancellato.

La Castradina

La castradina

Fine Novembre… Le giornate fredde ed uggiose presenti in laguna in questo periodo invogliano a preparare la Castradina coe verse sofegae, il piatto tipico che viene servito nel giorno della Madonna della Salute.

La pietanza è una gustosa zuppa a base di Cosciotto di montone salmistrato, speziato ed essiccato al sole — la castradina — unita alle verze, che iniziano in questo periodo ad essere verdura di stagione.

La carne di montone per fare la castradina ha origini antichissime a Venezia. Veniva commercializzata dagli Schiavoni o S-ciavoni, abitanti della Dalmazia, che ormeggiavano i loro trabaccoli e tartane nella riva che affiancava Palazzo Ducale e che volgeva verso il sestiere di Castello, che poi perse appunto il loro nome: Riva degli Schiavoni.

Il piatto è molto sostanzioso e gustoso, e necessita di un vino altrettanto corposo e con una buona presenza di tannini. Mi piacerebbe abbinarvi questa zuppa con il nostro Cormit (2007) di “Cantina La Costa” per la sua delicata astringenza e per la sua capacità di portare freschezza nel palato in presenza di piatti succulenti come questo.

Vi trascrivo la ricetta originale in dialetto veneziano, ne ho trovata una di bellissima nel libro “A tola co i nostri veci. La cucina veneziana“, di Mariù Salvatori de Zuliani, Edizioni Franco Angeli.

Siamo poi a vostra disposizione se qualche parola non fosse chiara o se voleste conoscere altre curiosità legate alla ricetta, al nostro vino, a Venezia o a quant’altro ancora…

La ricetta della Castradina S’ciavona
(casa Maria Muzzolon)
Tratta da A Tola coi Nostri Veci

Antico piatto de tradission par la festa del la Madona de la Salute (21 novembre). Secondo na antica usansa, che dura da secoli, sta “carne de castrado” (salada, fumegada e secada al sol) la vigneva portada a Venessia da la Dalmazia. Da qua vien el so nome de “s’ciavona” parvia che sta Dalmazia la xe stada par tanto tempo soto la dominassion de la Serenissima e i so abitanti i vigneva ciamai “S’ciavi” da i venessiani. La nostra zente povareta, la faseva largo uso de sta carne anca durante l’ano, parchè la gera bona e, sora de tuto … bassa de contante! Ma xe el 21 novembre, festa de la Madonna de la Salute, che sto piato el gerade obligo su le tole sia de i povareti che de i siori, nobili o mercanti! El poeta Varagnolo, descrivendo come i venessiani, secondo la antiga usansa i pasava la zornada de’l 21 novembre, el dixe:

… I pasa el ponte, i crompa la candela,
el santo, el zaletin, la coronçina
e verso mezzodì l’usansa bela
vol che i vaga a magnar la castradina!
 

No ocoraria de dir che, quando el poeta el dixe: “ … i passa el ponte”, se intende el ponte de barche fato posta ogni ano su’l Canal Grando (dito anca Canalazo) par unir Calle de’l tragheto S. Moise diretamente co la Basilica de la Salute.

Tagia a tocheti un bel toco de castrà de Dalmazia (carne de monton, salada, fumegada e secada al sol), po lessarla in una tecia co acqua, sal, pevare e le solite verdure da brodo. Lassar bogiar almanco par una ora e meza, po cavar via la pignata da’l fogo e tignerla da banda a desfredarse, descoverta, par almanco 10-12 ore. Quando che la sarà ben freda, se vedarà che su’l parsore de’l brodo se sarà formada come na grossa crosta de grasso. Ben, sto grasso bisogna rancurarlo co un mestolo a busi e butarlo subito via ne la scoassera, parchè el spussa e no’l xe bon da magnar! Desso che la castradina ga butà fora tuto el so grasso spussolento, e ch’el brodo de la so lessaura el xe restà limpido (ocio che no’l gabia davero gnanca un pochetin de torbio!) tornar a metar la pignata su’l fogo, zontando al brodo che xe restà na mescola de acqua s’ceta. Lassar bogir la carne fintanto che la sarà stracota e tenar.

N.B.: Come che se vede, la “Castradina s’ciavona” no la xe altro che un piato de … carne lessa; ma co un gusto difarente da’l solito manzo. No la xe çerto un magnar da stomagheti deboleti e, par sta rason un proverbio de i nostri veci ne consegia:

“Bisogna menar el dente, conforme uno se sente!”

Alla zuppa di carne, che “no la xe çerto un magnar da stomeghi deboeti”, si aggiungono le “verze sofegae” cioè affettate sottili, à la julienne, leggermente dorate, bagnate “co mezo litro de brodo”, aromatizzate con lauro, fatte cuocere “a fogo basso per circa una oreta, ossia fin quando che la verza no la sarà deventada fiapa, tenara e ben insaoria”.

A questo punto, la castradina s‘ciavona, fumante, è pronta per essere servita.

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)




Carta o Non Carta?? Questo è il problema…

La nuova bottiglia in carta proposta da GreenBottle LTD

In questi giorni sta rimbalzando fra i vari blog e siti di informazione specializzati in vino una notizia “sensazionale”…

Un’azienda inglese sta lanciando una nuova proposta nel mercato per il packaging del vino: una bottiglia fatta interamente (…o quasi) in carta pesta riciclata.

Ma torniamo indietro un attimo e vediamo per bene la questione.

Martin Myerscough è un inglese purosangue, proprietario della Green Bottle LTD azienda specializzata nella produzione di contenitori per liquidi. Encomiabile per il suo operato perchè sta proponendo una serie di recipienti per tutti i prodotti d’uso domestico comune, dal latte al detersivo, in materiale riciclabile.

Poi un giorno il nostro Martin, vedendo i dati relativi alle difficoltà di smaltimento delle bottiglie di plastica nel Regno Unito, pensa a creare qualcosa in più: una bottiglia composta di carta pesta riciclata con un’anima interna in plastica biodegradabile… quella fatta con l’amido di mais per intenderci.

Idea bellissima, si penserà… Finalmente una bottiglia che si può mettere sul proprio composter in giardino o che si può affiancare al rifiuto umido domestico con meno sensi di colpa rispetto alle sorelle in plastica normale.

Un colpo di genio se non per un fatto. Per prodotti freschi a consumo rapido, ad esempio latte, acqua minerale, succhi di frutta etc, l’idea è notevole: ricalca un po’ i prodotti già utilizzati, ma migliora sensibilmente la biocompatibilità del recipiente e permette di eliminarlo senza grossi pensieri.

La cosa che stride un attimo riguarda il fatto che questa bottiglia sia stata proposta anche per la distribuzione e la conservazione del vino…

Ora, che il Regno Unito non sia mai stato famoso per i suoi vini penso sia una notizia abbastanza diffusa… Basta un’occhiata veloce agli annali delle etichette migliori al mondo per vedere che i vini di sua Maestà non brillano di particolare luce. Tutto questo fa pensare al perchè l’idea di conservare un vino in plastica, bevanda “viva” fino al suo arrivo sul bicchiere, sia potuta arrivare da un’azienda d’oltremanica.

A parte gli scherzi…

Ottima l’idea di un contenitore biocompatibile, che tra l’altro sarebbe più leggero rispetto al vetro (circa l’80% di peso in meno) e permetterebbe di risparmiare qualche soldino al consumatore finale tra spese di trasporto e materiali utilizzati.

Bisognerebbe però spiegare che il vetro resta ancora una delle materie migliori per la conservazione del vino, è riciclabile e riutilizzabile al 100% per infinite volte, non altera il sapore ed il colore e dona alla bottiglia un fascino particolare: vuoi mettere durante una cena romantica il riflesso delle candele sulla vostra bottiglia rispetto alla carta pesta??

Dunque: Carta o Non Carta?? Questo è il problema…

A voi l’ardua decisione per la prossima bottiglia di vino (…buona speriamo) che acquisterete.

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Rispondi al nostro sondaggio:

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Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

Ma il vino fa bene alla salute??

Abbiamo la vostra salute a cuore

Ecco a voi una domanda che ci sentiamo fare spesso qui in Cantina da molti clienti. Sicuramente una questione molto interessante che merita un piccolo approfondimento…

Ma il vino fa bene

alla salute??

La risposta è naturalmente si, ma prima di elencarvi le tante proprietà benefiche di questa bevanda vogliamo però precisare una cosa che da sempre promuoviamo.

Preferiamo da sempre dirvi che il vino e tutte le bevande alcoliche vanno assunte con moderazione e chi è venuto a trovarci qui in Villa avrà sempre sentito dire che noi stessi preferiamo e consigliamo un singolo calice di ottimo vino piuttosto che “tanto e cattivo”… E non solo per un discorso di etilometri e rischi stradali, ma anche per un concetto di salute personale e benessere fisico, che verrebbero sicuramente a mancare con il costante abuso delle bevande stesse.

Detto questo vi raccontiamo perchè il vino, e soprattutto il vino Biologico, fanno bene alla salute nelle quantità giuste e consigliate.

Innanzitutto bisogna sapere che il vino è uno dei componenti della famosissima Dieta Mediterranea, promossa dall’Unesco nel 2010 come “Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità”, i nostri nonni infatti ben sapevano che il vino era una parte importante della loro alimentazione ed un consumo contenuto, ma regolare portava benefici alla salute.

“Il Vino fa buon Sangue…”

(Proverbio della tradizione italiana, ora confermato da alcuni studi scientifici)

I recenti studi sul vino hanno confermato questo, inserendolo tra i pilastri della Dieta Mediterranea, specificando che un consumo controllato — circa 2 bicchieri al giorno per gli adulti, 1 bicchiere per le donne e gli anziani, entrambi sempre durante i pasti e a condizione di buona salute — possono portare benefici al sistema cardio-vascolare e contrastare i segni di invecchiamento.

Il segreto di questo Elisir di Lunga Vita sarebbe contenuto nelle bucce delle uve, soprattutto le Uve Rosse, dove è alta la presenza di Antiossidanti e Polifenoli, in particolare il Resveratrolo. Certo, non possiamo sperare di assumere queste sostanze solamente attraverso il vino, evidenziando ancora le virtù di un consumo limitato. Ma possiamo certamente affermare che un buon bicchiere di vino durante i pasti, unito a porzioni di frutta e verdura ed a tutti gli altri nutrienti sani che derivano da una buona dieta, contribuiscono a farvi star bene e a ridurre i rischi da malattie legate al cuore e all’invecchiamento.

Infine un’ultima, ma importantissima precisazione…

Se molte delle proprietà salutistiche legate ad un buon calice di vino passano per la salute del grappolo, del frutto e della sua buccia provate per una volta il gusto di un bicchiere di vino proveniente da Uve Biologiche… In fondo possiamo raccontarvi i benefici del vino, ma se poi devono passare per Uve esposte quotidianamente a pesticidi e Vini trattati chimicamente sarebbero più le alterazioni che i giovamenti.

Noi di Cantina La Costa abbiamo il piacere di offrirvi ogni giorno un vino che arriva da uve coltivate senza l’ausilio di pesticidi o veleni e con tecniche di vinificazione ed invecchiamento rispettose di tutti i parametri del Disciplinare per il Biologico.

Il vino è una questione di gusto, se poi sappiamo che può farvi bene a piccole dosi… tanto meglio!

😉

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

Racconti nel Calice: Un Leone in Gabbia

La copertina del libro

Continuiamo la nostra rassegna di Autori abbinati ad un calice di vino…

Oggi però non pubblichiamo un racconto, ma vi invitiamo direttamente a conoscerne gli autori, in particolare Alberto Palentini.

Ospite del Centro Diurno “Casa Enrico”, Alberto porta con se una storia emozionante: colpito da una rara malattia genetica per anni si è trovato nell’impossibilità di poter comunicare le proprie emozioni e relazionarsi con le altre persone.

Finchè, con l’aiuto di specialisti e grazie all’ausilio della Comunicazione Facilitata ®, Alberto è riuscito ad esprimere tutto il suo mondo interiore, la sua forza e le sue fragilità, liberando il Leone in Gabbia che c’era dentro di lui.

Amare la vita è amore. Il vivere la mia vita mi ha insegnato cos’è l’amore e l’amore per la vita mi ha insegnato ad amarla. Certo, non ho fatto tutto da solo, non ne sarei stato capace. Tuttavia tramite la comunicazione ho contattato la vita: l’ho chiamata e lei mi ha risposto. Ho iniziato a frequentare la scuola e i coetanei come tutti i giovani della mia età, ho iniziato a vivere finalmente, ad amare, anzi ad imparare a farlo”.

tratto da “Un Leone in Gabbia”, di Alberto Palentini.

Ora Alberto, a dimostrazione dei suoi enormi progressi, frequenta con successo il corso di Laurea in Lettere Moderne all’Università di Padova.

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Vi lasciamo l’invito per partecipare alla presentazione del libro giovedi sera…

Scarica l’invito per ”Un Leone in Gabbia” di Alberto Palentini

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Dettagli per la serata:

Presentazione “Un Leone in Gabbia”, di Alberto Palentini, Pietro Lombardo

TEATRO COMUNALE DI VICENZA – Ridotto

Viale G. Mazzini, 39 – Vicenza

Giovedi 10 novembre 2011

Orario: 20:30

Ingresso Libero

Vi aspettiamo numerosi, con tutti i vostri amici e persone care…

Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

Prodotti a Km Zero: pensa globale, ma mangia locale

Si parla molto in questo periodo dei beni a Km. zero e dei loro vantaggi sia in ambito economico, per le nostre tasche, sia in ambito di rispetto ambientale, per una ormai necessaria riduzione degli agenti inquinanti… Ma vediamo di capirne un attimo in più! Cosa sono i Km Zero??

Una possibile definizione di Prodotto a Km Zero

Il prodotto a “chilometri zero” nasce con la filosofia di offrire frutta/verdura, vini e alimenti rigorosamente del territorio, cioè che abbiano percorso poca strada per arrivare ai consumatori finali. L’idea si sviluppa grazie alla possibilità di andare a visitare l’agricoltore o la cantina produttrice direttamente al fine di far conoscere e risaltere le caratteristiche eno-gastronomiche di una determinata zona e, nel contempo, ridurre l’impatto ambientale ed i prezzi.

Quali sono dunque i vantaggi nella scelta di questi prodotti??

Innanzitutto un prodotto del territorio, e soprattutto stagionale, costa sicuramente meno, ma non per minor qualità, rispetto a prodotti provenienti dall’estero o coltivati fuori stagione. Un bel vantaggio per la nostra spesa, ma anche per la nostra salute: cibi e bevande maturati nel periodo ottimale sono immensamente più ricchi di gusto e proprietà benefiche: avete mai assaggiato un pomodoro raccolto sotto il sole di agosto e il gusto di un pomodoro “fresco” che trovate nei banchi del mercato a dicembre?? non c’è assolutamente paragone…

Oltre a questo i prodotti Km. Zero sono responsabili in maniera minima all’inquinamento dovuto ai trasporti per farli arrivare sui nostri mercati. Per carità, non vogliamo certo togliervi il piacere di un buon ananas, però provate a pensare al viaggio di quel frutto per arrivare sulla vostra tavola… Sicuramente arriverà da paesi del Centro Africa, ad esempio il Ghana, e da coltivazioni dove sfruttamento e lavoro mal pagato molto spesso la fanno da padrone. Ripeto, nessuno vuole togliervi il piacere di assaggiare un frutto esotico, ma almeno proviamo a ricercare quei prodotti che certifichino condizioni di lavoro eque e coltivazioni il più possibile compatibili con l’ambiente. Regalerete un sorriso in più a voi, mangiando frutti sani, e alla gente che ha lavorato nelle coltivazioni per farvelo arrivare bello e succoso.

Infine un prodotto a basso impatto ambientale ha una caratteristica unica che nessun altro prodotto può darvi… Il piacere di conoscere personalmente chi l’ha coltivato e preparato per voi, di vederlo di persona e magari fermarsi un attimo per due chiacchiere. Riscoprire i prodotti stagionali, ricette antiche, metodi di coltivazione biologica  o semplicemente assaggiare un buon vino, riappropriandosi del proprio tempo, sono cose che, in fondo in fondo, non hanno prezzo.

Noi vi aspettiamo volentieri se volete passare a trovarci: una visita in Villa Enrico, alla nostra barricaia ed ai nostri vigneti in coltivazione Biologica sono per noi motivo di orgoglio  e vanto perchè sappiamo di potervi offrire prodotti unici e tutti da provare.

Per cui pensa globale, ma mangia locale…

Un mondo di gusto ti sta aspettando!

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Rodolfo Moro
Cantina “La Costa”
Villa Enrico
Fara Vicentino (VI)

CANTINA LA COSTA

...ti aspettiamo per una visita a Villa Enrico!

Punto Vendita e Degustazione:
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